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L’Incontro

Davanti alla Cattedrale di Santa Maria Assunta, le persone si disponevano in gruppi di cinque o sei, parlavano fitto fitto fra di loro e sembrava d’essere a una festa, ché qualcuno rideva e altri s’appartavano silenziosi.

Quando Martina arrivò, la famiglia di Lorenzo era già dentro, in prima fila. Le avevano riservato un posto in fondo alla panca, nell’angolo, accanto al marito di Gemma. Martina attraversò la navata fra Frida e Adriana, lo sguardo basso, i piedi messi uno davanti all’altro. Sapeva che tutti la stavano guardando, e fissavano il suo corpo bianco che si ripiegava su se stesso come un giunco, quasi a voler scomparire. Indossava un vestito nero, era stata Adriana a prestarglielo, e un paio di ballerine anch’esse nere. I capelli li aveva legati in uno chignon, lo smalto lo aveva tolto e così anche il trucco. Assomigliava a sua mamma, lo sapeva. Si sentiva brutta, ma non provava vergogna.

Appena arrivò davanti all’altare, poco prima della bara, le gambe cedettero e, se non ci fossero state la madre e la cugina a sostenerla, Martina sarebbe rovinata lì, davanti al feretro, come una donna disperata. “Forza” fece Adriana, afferrandole il braccio. “Andiamo, ancora un passo” aggiunse, e poi la condusse al suo posto. Lei non si oppose, sedette senza salutare nessuno. Prese il fazzoletto dalla borsa e se lo passò sugli occhi. Guardò la cassa, era al centro della Chiesa, lunga e lucida. Intorno c’erano corone e mazzi di fiori colorati; un piccolo bouquet di rose rosse se ne restava da parte, sugli scalini che conducevano all’altare. Il prete uscì dalla sagrestia vestito di viola, alzò le mani al cielo e cominciò a piangere, come se avesse perso un figlio.

Da L’Incontro di Lorenzo Sarti

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